Perché si parla di

Educare e Rieducare alla SCRITTURA

Comunicare  è l’atto più naturale del Genere Umano. Stare insieme ad altre persone genera una necessità di instaurare rapporti verbali, relazioni, più o meno formali, in cui la parola, l’atto verbale, decifrato in FONEMI, determina il mezzo con cui il contenuto che vogliamo mandare si esprime attraverso un atto concreto: parlare.
Educare.
Poi il passo successivo, tra persone che comunicano, è la trasformazione della parola in atto scritto, per lasciare traccia, testimonianza, memoria, per poter raggiungere più persone, anche lontane. Avviene la trasformazione del FONEMA in GRAFEMA.

La GRAFIA è la forma data alla parola. La Grafia deve essere LEGGIBILE per poter essere successivamente LETTA da chiunque, trasformando nuovamente il GRAFEMA in FONEMA.

Quindi a cosa serve la SCRITTURA?

A comunicare attraverso una “formula” scritta un pensiero, un atto verbale, che verrà così messo su “carta”, oggi PC, e può essere ri-trasformato successivamente in forma verbale attraverso la lettura.

Quando si impara a scrivere?

In realtà la capacità di comunicare è innata. Poi, con il tempo, si imparano i metodi di comunicazione. La scrittura è uno di questi metodi. In fase Pre-scolare il bambino è già in grado di comunicare in forma scritta, attraverso quelli che si chiamano “gli scarabocchi”.

Il pensiero del bambino deve essere poi decifrato. Lui disegna un SEGNO GRAFICO, che noi vediamo come un palloncino, ma alla domanda : “Cosa hai disegnato? Un palloncino?”  Il bambino, a volte anche infastidito, ti risponde : “ Ma no! Non lo vedi, è la faccia della mia amica….”

Quindi, di fronte a tanta sicurezza, l’adulto capisce che il bambino aveva chiaro il suo pensiero/disegno.
Non conoscendo  ancora il mondo e le sue forme, non avendo ancora acquisito il GESTO GRAFICO, in qualche modo, la voglia innata di comunicare, lo ha portato a delineare il suo pensiero in uno scarabocchio, non comprensibile a tutti, però.

Il bambino passa dallo scarabocchio ad un primo disegno più strutturato, poco più comprensibile da parte di terzi,  verso la fine del terzo anno di Scuola Materna/Primaria.

Ha avuto tre anni per imparare le forme del Mondo, ad individuare i colori, a comunicare con “l’altro”, non con la mamma che  è vissuta come una estensione di se stesso.
Il bambino inizia a rappresentare il mondo che lo circonda, l’altro inteso anche come oggetti, animali, cose, oltre che persone.

Poi, passo successivo è il desiderio di “dare voce” a se stesso e all’altro. Ecco che nel disegno compare il cane che parla, il gattino che comunica con il cane di casa, gli animali che comunicano con i bambini raffigurati nel disegno.

Non è più desiderio di comunicare, ma NECESSITÁ di comunicare ed interagire, costruendo relazioni trasversali, lasciando una TRACCIA.
I disegni dei bambini che riportano i messaggi con la raffigurazione del cuore, con la scritta  ti voglio bene è per affermare la necessità di esprimere un sentimento, forte, che NON venga dimenticato da chi riceverà il disegno.

Anche i sentimenti di rabbia, di sconcerto, di malessere, lasciati come traccia su uno scarabocchio sono messaggi che il bambino vuole mandare in modo indiscutibile. In questo caso si noteranno righe calcate, aggressive, colori scuri e forti, espressione della rabbia, rancore, malessere che il bimbo sta vivendo.

Il “CODICE SCRITTURA”, quindi è un metodo di comunicazione che si perde e passa i secoli.

Studiare la scrittura attraverso i SEGNI GRAFICI lasciati dai popoli antichi, nelle caverne, sulle pareti di rocce, sui monumenti ritrovati è una forma di comunicazione che ci permette di conoscere, in parte anche il desiderio di comunicare di quel Popolo.

Allora ci chiediamo: “Perché hanno sentito il desiderio di lasciare queste tracce?”

Oggi dovremmo ripensare a tutto questo e chiederci: “perché NON vogliamo più lasciare tracce del nostro passaggio?”. Oggi si salva su PC, CD che non saranno più leggibili tra poco tempo, chiavette che spesso si rovinano con l’uso e si perde tutto. Se il Genere Umano non scrive più, non potrà lasciare una traccia di sè  alle generazioni future e il tutto verrà tramandato, come in un lontano passato, quando le informazioni erano solo verbali.

C’è da chiedersi: “Abolire la scrittura nei nostri usi quotidiani è un bene?”

Gli scienziati dicono che SCRIVERE in corsivo e LEGGERE ad alta voce aziona alcune parti del cervello, che altrimenti si atrofizzerebbero. Quindi… senza l’uso della scrittura dove andremo?

Il bambino diventa più grande, arriva all’età del primo anno della Scuola Elementare, ora Primaria.

Qui, dal primo giorno di scuola, si ritrova carta e matita. Qui deve imparare a scrivere. E’ un passaggio importante per “diventare grande”. I disegni cambiano, la ribellione interiore determinerà quanto sarà ordinata o disordinata la scrittura, essa determinerà quante note sul diario il bimbo si riporterà a casa per quaderni disordinati, scrittura illeggibile, fogli macchiati, fogli bucati. 

Gli adulti, genitori ed insegnanti, sono pronti a criticare, senza essere consapevoli delle difficoltà che il bambino ha in questo cambiamento di apprendimento del GESTO GRAFICO.

Il bambino va AIUTATO ad imparare , va EDUCATO al GESTO GRAFICO.

Se questa EDUCAZIONE non viene fatta, oppure viene fatta senza tener presente lo stato d’animo del bambino, allora il bambino imparerà comunque a scrivere, ma lo farà trovando dei “metodi compensativi”, che gli faranno svolgere il suo dovere, creando ulteriori problemi.

Si parlerà quindi di RI-EDUCAZIONE della scrittura.

Il bambino va aiutato ad imparare il metodo giusto per scrivere il gesto grafico, che risulti:
-LEGGIBILE  ( a tutti)
-VELOCE  ( nei tempi richiesti dal sistema scolastico prima e poi dagli impegni lavorativi)
-NON FATICOSO ( non deve creare dolore alle articolazioni, mani, braccia, spalla, spina dorsale)
-NON deve creare problemi EMOTIVI da gestire.

Questi sono i tre parametri  fondamentali di arrivo della scrittura, sono i tre obiettivi da raggiungere in fase di RIEDUCAZIONE.