Benefici per i dipendenti – benefici per l’azienda
Comunicare in azienda parte dalla volontà di interagire con tutti i ruoli previsti dall’organigramma aziendale. Si comunica con la postura fisica del proprio corpo, con l’atteggiamento, con i colloqui verbali e con le comunicazioni scritte.
Nelle aziende la comunicazione scritta avviene oggi per un 80% attraverso pc, cellulare e simili, quindi attraverso l’aiuto di uno strumento di ausilio munito di forme di tastiera.
Purtroppo, solo circa il 20% viene dedicato alla scrittura manuale, unico modo e momento in cui la nostra personalità è libera di esprimere la vera essenza caratteriale del nostro essere umano.
La scrittura è molto importante a tutte le età, dal bimbo in età pre-scolare con la manualità nello scarabocchio, all’anziano che è ancora capace di tenere in mano una penna e scrivere le proprie volontà. In ambito lavorativo, la scrittura appare su appunti presi per telefonate ricevute, alle quali abbiamo risposto non per noi, ma per terzi, oppure nella gestione del nostro lavoro, momenti veloci in cui la mente viaggia più del gesto e bisogna appuntarsi pensieri, attimi da non perdere, oppure troviamo il saggio scritto quando “ragioniamo ad alta voce” facendo appunti per non dimenticare i passaggi del ragionamento.
Poi ci sono tutte le altre situazioni in cui non c’è altra alternativa che scrivere, ma sono rimasti veramente momenti molto rari. Per introdurre il discorso del Welfare parto dalla scrittura perché BESTHEALTH si occupa soprattutto di questo, ma non solo. BESTHEALTH si occupa di SALUTE E BENESSERE in senso molto ampio.
La scrittura è quindi l’espressione più spontanea e naturale della concretizzazione di comunicazione scritta. Lo stato di BENESSERE o di DISAGIO dell’individuo si nota anche ed in modo tangibile dalla scrittura.
Come viviamo l’ambiente lavorativo influenza buona parte della nostra giornata e dello STATO DI SALUTE nostro e dell’ambiente lavorativo. Teniamo presente che la maggior parte del tempo che la vita ci dona lo passiamo nell’ambiente di lavoro e per molti, moltissimi anni. Quindi una durata tanto lunga “ipoteca” buona parte della nostra vita. Il nostro tempo è preso in ostaggio da ciò che svolgiamo, sia che lo si voglia, sia no.
Vi è mai capitato di entrare in un ufficio, sala riunione e, senza sapere nulla di ciò che si è verificato fino a pochi secondi prima dalla vostra entrata, di sentire e percepire sulla pelle della tensione?
Vi sentite a DISAGIO. Oppure, al contrario, di trovare un AMBIENTE ACCOGLIENTE, di sentirvi bene lì, in quel posto, in quel momento? Due esempi agli estremi delle situazioni quotidiane.
Consideriamo la scena: uffici in cui vi siete recati molte volte, che conoscete bene a livello di posizione fisica, localizzazione e conoscete molto bene anche le persone che vi lavorano, quindi una situazione che dovrebbe darvi quella sicurezza scaturita dalla conoscenza, senza sorprese per l’ignoto.
Eppure la percezione di DISAGIO o di ACCOGLIENZA vi arriva, diretta come un treno in corsa e vi investe con tanta potenza da percepire a livello di colonna vertebrale delle reazioni nervose.
Il vostro CORPO REAGISCE, per auto-difesa in un caso e per stato di benessere nell’altro caso.
In caso di DISAGIO non vedete l’ora di ultimare il compito che vi ha portato in quel luogo tanto “difficile da vivere” per voi in quel momento, nell’altro caso, con la percezione di BENESSERE vorreste non finire mai l’incarico, forse consapevoli che arrivate da un ufficio in cui lo stato è di “perenne disagio” e vorreste rimanere lì nella nuova situazione.
Questa energia è emanata dallo stato di BENESSERE o DISAGIO/MALESSERE delle persone che stanno vivendo in quell’istante la situazione insieme a voi. Quindi, pensate un po’ come tutto è collegato. Tante persone, TANTE ENERGIE DIVERSE. La somma di tutte crea una “bolla di tensione” che noi chiamiamo AMBIENTE LAVORATIVO, che non è da confondere con i muri, i macchinari, le attrezzature dell’azienda.
Usciti da entrambi situazioni, se doveste scrivere, la scrittura di quel momento rispecchierà, in parte, ciò che avete appena vissuto.
SALUTE e BENESSERE in azienda può essere vista anche dalla scrittura dei propri dipendenti.
Quindi, in presenza di situazioni simili, ci sono infinite soluzioni che l’Azienda può mettere in atto per cercare di risolvere vari scenari e migliorare la vita aziendale di tutti.
Dagli ultimi anni, la normativa lavorativa prevede uno strumento che è stato nominato WELFARE AZIENDALE.
In realtà, all’estero esiste da moltissimo tempo e prende diverse forme. In Italia è stato introdotto nel 1986,(DRP917-oggi TIUR) ma ha fatto fatica ad entrare concretamente nelle aziende ed essere recepito in modo costruttivo sia dall’Azienda stessa, sia dal Lavoratore.
Le politiche aziendali sono spesso belle sulla carta, ma di difficile attuazione nell’immediato. Quindi, spesso, si riduce tutto ad una manciata di soldi in più per il lavoratore sotto varie forme di bonus.
Dobbiamo riconoscere che le Multinazionali, che da più anni rispetto a noi, applicano concretamente il Welfare Aziendale, sono quelle che oggi, con mente più aperta, utilizzano il Welfare con formule innovative e molto ben accolte anche dai dipendenti, alternative ai soldi.
SALUTE e BENESSERE non solo può rientrare nella politica del Welfare Aziendale, ma DEVE rientrare, in modo più elastico possibile. La situazione lavorativa che si sta concretizzando dal dopo COVID, diventato uno spartiacque tra il prima ed il dopo, ci sta dicendo proprio questo.
I SOLDI non sono l’unico modo per portare serenità in azienda. Nella vita delle persone c’è molto altro.
Torna alla mente un vecchio detto, oggi attuale più che mai: SI LAVORA PER VIVERE, NON SI VIVE PER LAVORARE! Non siamo schiavi. Abbiamo bisogno di soldi per vivere questo si, ma abbiamo anche la necessità di esprimerci concretamente attraverso il lavoro che ci dona dignità, personalità, concretezza alle nostre idee.
Quindi i soldi sono importanti perché “quei pezzettini di carta” condizionano buona parte delle nostre scelte di vita, ma NON sono gli unici elementi a farci decidere se rimane in azienda o andarsene, se accettare una collaborazione o rifiutare.
Nel Welfare possono essere introdotte anche ore di “rieducazione alla scrittura”, momento in cui, primariamente, si lavora su sé stessi a livello caratteriale. Nel Welfare possono essere introdotti anche momenti di forme di relax, attraverso varie metodologie che aiutano e hanno l’obiettivo di migliorare lo
stato di armonia della persona.
NON sto parlando di cure, ma solo di “attimi rubati” al tempo libero, alla famiglia, al lavoro, ed usati solo per sé stessi con metodo di relax armonizzante di riequilibro delle forze e delle energie.
Dedicarsi a sé stessi e non pensare ai problemi, agli impegni, alle situazioni per circa un’ora, una sola ora può aiutare, come diciamo, a “ricaricare le batterie”. Questa espressione ci riporta il pensiero a vederci come delle macchine che vanno a batterie.
Noi siamo PERSONE e NON macchine, quindi maggiormente abbiamo bisogno per dei momenti di questo tipo. Basterebbe far rientrare nel Welfare Aziendale i costi di questa ora a settimana per lavoratore che sicuramente l’ambiente aziendale ne gioverebbe.
Il lavoratore non deve considerare un’ora di lavoro da non fare, per andare a fare altro, ma deve essere rilasciata dall’azienda solo per questo scopo, non è un modo per i “furbetti del cartellino” di uscire un’ora prima una volta a settimana. Infatti, per arrivare ad ottenere il risultato sperato, è l’Azienda stessa che dedica un locale aziendale per questi momenti, che vengono usati a rotazione, con l’aiuto di un esperto e la presenza del lavoratore.
Il tutto sotto controllo aziendale che giustifica il percorso del Welfare stesso.
Provare per credere… sembra lo slogan di una vecchia pubblicità.
Il realtà, quando durante gli incontri informativi di vario tipo, alla fine invito a compilare un questionario e chiedo se piacerebbe fare la stessa cosa in azienda, la risposta è di apprezzamento per oltre l’ 85% dei partecipanti. La differenza è data da persone molto chiuse, quelle a cui l’incontro di relax servirebbe di più, che si tirano indietro per non esporsi. Normalmente sono le persone che evitano in tutti i modi gli incontri, extra orario lavoro, tra colleghi, non partecipano volentieri, se non obbligati dalle circostanze, alle feste aziendali o incontri di vario tipo. Spesso se obbligati non portano i familiari, inventando diverse scuse ogni volta.
Bisogna solo voler sperare di poter coinvolgere tutti con l’esempio e l’esito positivo di un’ iniziativa non invasiva. Ricordiamoci che parliamo di lavoro.
Vorrà dire che il tipo di collega che non vuole farsi coinvolgere nella soluzione “Salute e Benessere”, userà altri strumenti di Welfare che l’Azienda metterà a disposizione. L’azienda deve avere e gestire strumenti diversi, perché ogni lavoratore è diverso dall’altro, se si vuole fare veramente un servizio utile all’azienda e al dipendete.
Il lavoratore deve però scegliere tra le soluzioni proposte in alternativa e non fare il “preziosino” sempre e comunque come scusa per non partecipare.
Per finire questa riflessione sul WELFARE AZIENDALE, SALUTE e BENESSERE significa stare meglio con sé stessi è stare meglio anche con gli altri.
A tutti SALUTE e BENESSERE da BESTHEALTH!